Filippo Neri nacque a Firenze nel 1515 in una ricca famiglia nobile. Sviluppò una profonda fede, in particolare grazie alla frequentazione dei Domenicani di San Marco. A sedici anni lasciò la sua città natale per andare Roma e non vi ritornerà mai più.
Si stabilì a San Germano, vicino al monte Cassino, dallo zio mercante. Trascorse il tempo nel monastero benedettino, maturando la sua vocazione. Nel priorato di Gaeta fu rapito dall'amore per Cristo e decise di seguirlo. A Roma visse come un eremita, ospitato da una famiglia, dove contribuiva all'educazione dei bambini. Divideva il suo tempo tra la preghiera - frequentando diverse chiese - e l'assistenza ai malati negli ospedali. Frequentò anche dei corsi di filosofia e teologia all'università romana.
Il giovane pregava spesso nelle catacombe, sulla tomba dei santi martiri. Fu lì che, nel giorno della Pentecoste del 1544, visse un'esperienza decisiva. Mentre invocava lo Spirito Santo, come faceva spesso, si sentì invadere da un fuoco d'amore ardente che gli procurò una gioia tale che gli faceva battere così forte il cuore e poteva essere udibile all'esterno. Per tutta la vita, il suo cuore ne portò il segno fisico.
A Roma, Filippo divenne un apostolo fervente, predicando il Vangelo nelle piazze e chiamando alla conversione i romani che vivevano, per lo più, come pagani. Testimoniava instancabilmente, in particolare ai giovani, rivolgendosi a ciascuno con un sorriso e una parola personale. Fu in questo periodo che fondò l'Oratorio, ricoprendo un ruolo importante nella riforma cattolica, iniziata con il Concilio di Trento (1545-1563).
Nel 1551, dopo lunghe esitazioni, decide di seguire il consiglio del suo direttore spirituale e fu ordinato sacerdote. A partire da quel momento, la sua vita fu centrata sui sacramenti e sulla direzione spirituale: celebrava la messa e passava molto tempo nel confessionale, occupandosi allo stesso tempo del gruppo di laici che aveva fondato: l'Oratorio. L'opera crebbe così tanto che Filippo dovette delegare le sue responsabilità ai discepoli che si dedicavano ai fedeli. Questi ultimi desideravano vivere vicino a Filippo e nacque così, intorno al 1564, la Congregazione dell'Oratorio. Tuttavia, sebbene avesse redatto una breve regola, Filippo non viveva con i suoi fratelli. Era completamente dedicato al suo gruppo di laici e visitava i malati e i poveri.
L'opera conobbe un tale successo che suscitò invidia e sospetti, ma Filippo sopportava tutto con pazienza. Nel 1575, i fedeli erano così numerosi che il prete aveva ora bisogno di una chiesa. Papa Gregorio XIII gli concesse la chiesa di Santa Maria in Vallicella, a lui e alla "Congregazione di sacerdoti e chierici secolari detta dell'Oratorio", che fu così riconosciuta dalla Chiesa. Nonostante l'età ormai avanzata e la salute fragile, Filippo ristrutturò la chiesa, oggi chiamata Chiesa Nuova.
Nel 1588, per ordine del Papa, Filippo dovette finalmente unirsi alla sua comunità e vivere con loro. Tuttavia, condusse una vita un po’ diversa, cercando di non attirare l'attenzione su se stesso, anche se aveva frequenti estasi, in particolare durante la messa. Per questo motivo, celebrava in privato e ricorreva spesso all'umorismo per nascondere i suoi momenti di elevazione mistica. Passava molto tempo in preghiera e meditazione, ricevendo nella sua camera numerosi visitatori. Filippo morì il 26 maggio 1595, dopo essersi confessato ed aver annunciato l'ora della sua morte.
Filippo Neri è stato canonizzato il 12 marzo 1622 a Roma da Gregorio XV e la sua festa è stata fissata al 26 maggio. È il patrono della città di Roma e degli umoristi, grazie al suo senso dell'umorismo.
La grande opera di San Filippo Neri è l’Oratorio. Ci si ritrova tutta la sua esperienza pastorale che aveva con scopo la conversione e la santificazione. Egli fondò l'Oratorio per condividere la sua esperienza personale con i suoi discepoli. Propose loro le sue abitudini di preghiera: tempo di orazione e di preghiera silenziosa, devozione allo Spirito Santo e alla Santa Vergine, pellegrinaggi, lettura delle vite dei santi e dei Padri del deserto. Tutto ciò vissuto in una vita fraterna e gioiosa.
Pierre de Bérulle introdusse l'Oratorio in Francia nel XVII secolo, dando inizio alla "Scuola francese di spiritualità". Sciolto nel 1792 con la rivoluzione, l'Oratorio fu restaurato nel 1852.
Oggi la Congregazione dell'Oratorio, detta anche Confederazione degli Oratoriani, è una comunità di sacerdoti che non emettono voti ma vivono in comune.
Ogni Oratorio è indipendente. I padri oratoriani si occupano di diverse attività apostoliche: educazione, parrocchie, ricerca intellettuale, assistenza spirituale, ecc.
- Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte.
- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.
- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.
- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio.
- Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l'orazione.
- Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito.
- Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi.
- Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio.
- Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.
- L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti...Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli.
- La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il cuore.
“O glorioso San Filippo, angelo di costumi, maestro di virtù,
serafino di carità, apostolo di Roma e patrono della gioventù,
io sotto la vostra protezione raccomando la vita mia.
Ottenetemi la grazia di camminare per la strada retta del Vangelo
e di star sempre vigilante e cauto, acciò la mia coscienza
non si addormenti mai nella falsa e perniciosa pace dei peccatori.
Assistetemi finalmente nell'ora della mia morte;
scacciate da me, in quel passo terribile, il maledetto insidiatore,
e accompagnate l'anima mia in Paradiso. ”