Paolo di Tarso nacque all'inizio del I secolo. Nonostante il suo nome “Paolo Apostolo”, non è uno dei dodici discepoli di Cristo, sebbene fosse suo contemporaneo. Inoltre, il suo ingresso nella storia del cristianesimo non è immediato, ma resta comunque uno dei più significativi: del resto Paolo è considerato uno dei pilastri della Chiesa, insieme a Pietro.
(Trova gli altri santi nella guida ai santi su Hozana)
Paolo, allora chiamato Saulo, era discendente di una nobile famiglia della regione di Tarso, regione della Cilicia (l'attuale Turchia). La sua famiglia osservava le leggi ebraiche e lo stesso Paolo studiò nella città di Gerusalemme. Essendo un devoto praticante dell'ebraismo, non poteva concepire l'esistenza del cristianesimo, considerato una nuova “superstizione”, e si unì attivamente alle repressioni contro i praticanti di questa religione. Si dice anche che Saulo fu testimone della lapidazione di Santo Stefano.
“Stavo conducendo una dilagante persecuzione contro la Chiesa di Dio e cercavo di distruggerla”. (Galati 1, 13)
Secondo il libro degli Atti degli Apostoli di San Luca, Paolo un giorno si recò a Damasco con l'obiettivo di trovarvi i discepoli di Cristo e di riportarli in catene a Gerusalemme.
“Mentre era in cammino e si avvicinava a Damasco, improvvisamente una luce dal cielo lo avvolse nel suo splendore. Fu gettato a terra e udì una voce che gli diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» Egli chiese: «Chi sei, Signore?» La voce rispose: «Io sono Gesù, colui che tu perseguiti. Alzati ed entra in città: ti verrà detto cosa devi fare.“ (Atti cap. 9:3-6)”
In seguito a questa apparizione Paolo si ritrovò accecato per tre giorni. Giunto in città, ricevette la visita di Anania di Damasco, al quale Gesù aveva detto di Paolo: “quest'uomo è lo strumento che ho scelto per portare il mio nome a tutte le nazioni, ai re e ai figli d'Israele. E gli mostrerò tutto ciò che dovrà soffrire per il mio nome». Anania pose le mani su Saulo, dicendogli: “Saulo, fratello mio, è il Signore che mi ha mandato, è Gesù che ti è apparso lungo la strada per la quale venivi. Così riacquisterai la vista e sarai pieno dello Spirito Santo".
Saulo, battezzato col nome di Paolo, ritrovò la vista e divenne figlio di Dio e fratello di Cristo.
L'apostolo Paolo si fa dunque carico della missione affidatagli da Gesù Cristo: l'evangelizzazione. San Paolo diventa “l'apostolo delle genti”. Le genti, i gentili, sono i non ebrei. In questo senso, Paolo divenne l'apostolo dei pagani. Ispirato dallo Spirito Santo, Paolo compì tre grandi viaggi di evangelizzazione. Il primo, accompagnato da Barnaba, a Cipro de in Asia Minore. Predicavano la parola di Cristo anche ai “timorati di Dio” di Antiochia. Il loro successo con queste comunità provocò l'ira delle autorità e vennero cacciati dalla città.
Durante il secondo viaggio, Paolo attraversò la Macedonia, dove visitò diverse città e molto spesso trovò successo tra i pagani. Arrivò a Corinto, dove rimase un anno, prima di ripartire per Antiochia.
Sulla sua strada si formarono gradualmente le prime Chiese. All'interno delle nuove comunità di convertiti, sorsero naturalmente dei conflitti: Paolo si confrontò quindi a difficoltà provenienti dall'esterno e dall'interno. Partito per l'Asia Minore, insegnò per due anni ad Efeso. Rivisitò allora le comunità e le Chiese delle città che aveva evangelizzato, cioè Corinto, i Filippesi, la Cesarea...
Prima di partire per Gerusalemme, pur essendo stato avvertito del rischio che ciò comportava, (aveva suscitato le ire delle alte autorità ebraiche), venne arrestato e, per evitare di essere giudicato (e sicuramente giustiziato) in Giudea, dove restò prigioniero per due anni, utilizzò il suo status di cittadino romano. Fu quindi trasferito a Roma, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita in prigione, prima di essere giustiziato.
“Anche se fossi un profeta, avessi tutta la conoscenza dei misteri e tutta la conoscenza di Dio, anche se avessi tutta la fede fino a spostare le montagne, se mi manca l’amore, non sono niente”. (1 Corinzi 13: 2)
L'evangelizzazione di San Paolo non si limitò ai suoi numerosi e lunghi viaggi. Dopo aver convertito molte comunità pagane e fondato altrettante chiese in diverse parti dell'Asia Minore, mantenne un vivo contatto epistolare con loro. Le sue lettere costituiscono praticamente la metà del testo del Nuovo Testamento. Si tratta delle lettere ai Tessalonicesi, della lettera ai Galati, della lettera a Filemone, della lettera ai Romani (la più lunga), delle lettere ai Corinzi e della lettera ai Filippesi.
Le epistole di Paolo serviranno a consolidare l'unità tra le prime comunità cristiane, quando molti conflitti cominciavano già a formarsi e ad intensificarsi, su questioni come l'organizzazione della congregazione e sulla legge mosaica, oggetto di molti dibattiti e disaccordi tra gli stessi discepoli.
L'apostolo dei gentili è stato incaricato dal Signore della conversione dei pagani, così come all'apostolo Pietro fu affidata la conversione dei giudei. Le difficoltà di creare un'universalità cristiana stava nel rispetto delle leggi mosaiche, che i “circoncisi” continuavano a praticare, mentre gli “incirconcisi”, non conoscevano neanche. Tutte queste diatribe ci danno solo un assaggio delle questioni ecumeniche della Chiesa. Lo stesso Pietro, inizialmente era riluttante riguardo alla conversione ed al battesimo dei pagani, ma una visione di Cristo gli farà capire che non può «negare l'acqua del battesimo a coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo ed ai fedeli circoncisi». (Atti 10, 47)
Paolo viene inviato dalla Chiesa di Antiochia al concilio di Gerusalemme, per affrontare finalmente la questione dell'apertura del cristianesimo ai pagani che non rispettano le usanze ebraiche. Il concilio concluse che non era “cristiano” ostacolare i pagani che volevano vivere nella fede di Cristo. Nella lettera ai Galati, Paolo afferma di essersi confrontato direttamente con Pietro dicendogli: “Se tu, che sei giudeo, vivi come i gentili e non come i giudei, perché costringi i gentili a seguire le usanze giudaiche?”. (Galati 2, 14) Se le parole di Paolo nell'epistola ai Galati sono molto ferme, e talvolta tradiscono anche una certa rabbia, il contenuto della lettera richiama una nozione fondamentale del cristianesimo: “non è praticando la legge di Mosè che l'uomo diventa giusto davanti a Dio, ma solo mediante la fede in Gesù Cristo”. La vita e le lettere di Paolo sono una bella finestra sulla storia circa la creazione della Chiesa universale, con le sue difficoltà ed i suoi progressi.