Maria-Elisabetta Catez nacque in Francia il 18 luglio 1880, nel campo militare di Avor vicino a Bourges, dove suo padre era capitano. Dal carattere impulsivo e vivace, è la maggiore di due figlie. All'età di sette anni, suo padre morì tra le sue braccia di un arresto cardiaco. La famiglia fu profondamente colpita da questa perdita e si trasferì a Digione, dove Elisabetta frequenterà il catechismo, cercando di correggere il suo forte carattere, affidandosi a Gesù. Fu all'età di otto anni che Elisabetta espresse per la prima volta il desiderio di farsi suora. L'anno successivo fece la prima comunione e ricevette la grazia speciale di moderare definitivamente il suo brutto carattere. Poco dopo fece anche la cresima ed il suo amore per Gesù crebbe sempre di più, era diventata molto pia. Entrata al conservatorio all'età di otto anni, Elisabetta aveva un gran dono per la musica e la danza e raggiunse rapidamente un ottimo livello al pianoforte. Trovò sempre il tempo per partecipare alle attività della sua parrocchia, soprattutto alla messa. Elisabetta inoltre aveva una grande ammirazione per la sua santa preferita: Santa Teresa d'Avila.
All'età di 14 anni, si consacrò a Gesù: «Mi sentii irresistibilmente spinta a scegliere Gesù come mio unico marito e, senza indugio, mi vincolai a Lui con il voto di castità». Durante la giovinezza, crebbe in lei il desiderio di entrare al Carmelo e sua madre decise di lasciarla fare: Elisabetta aveva di 21 anni. Il 2 agosto 1901, sotto il nome di Elisabetta della Trinità, la giovane entrò al Carmelo come postulante. Scriverà alla sorella: “Oh! Quanto è buono il buon Dio! Non riesco a trovare le parole per esprimere la mia felicità. Qui non c'è niente più, più di Lui, Lui è Tutto, Lui basta e viviamo solo di Lui. Lo troviamo ovunque, alla lavanderia come nella preghiera!” La comunità rimase colpita dall'intensità della contemplazione della postulante. L'11 gennaio 1903 Elisabetta prese i voti perpetui e nel 1904 compose la sua famosa preghiera: “O mio Dio, Trinità che adoro”.
Dal 1905 la salute di Elisabetta cominciò a vacillare: soffriva del morbo di Addison, che all'epoca era incurabile. Sperimenterà allora grandi sofferenze ma, nonostante la malattia, ciò che la dominerà sempre, sarà la sua felicità di “entrare in comunione con la Passione del suo Maestro” e di offrirsi a Lui per la salvezza di tutti.
Elisabetta morì il 9 novembre 1906, all'età di soli 26 anni. Sarà beatificata nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II e canonizzata il 16 ottobre 2016 da Papa Francesco. Con santa Teresa di Gesù Bambino, di cui è contemporanea, santa Elisabetta della Trinità diede nuovo slancio all'ordine carmelitano.
La spiritualità di Santa Elisabetta della Trinità è centrata sull'adorazione di Dio nelle sue Tre Persone e soprattutto nel Santissimo Sacramento. Nel corso della sua vita, la santa sviluppò un amore sempre più forte per Cristo, per Dio Padre e per la figura dello Spirito Santo. Tutto il resto di ciò che la vita offriva in termini di gioie e piaceri, divenne secondario per lei, che seppe mettere Dio al primo posto. Il suo ingresso al Carmelo ne è la prova. Elisabetta scrisse dal monastero numerose lettere ai suoi amici ed alla sua famiglia, in particolare alla madre e alla sorella, con le quali formava un trio inseparabile, dopo la morte del padre. Questa corrispondenza e gli scambi con la Madre Superiora ci rivelano la profonda spiritualità di Elisabetta, la grandezza della sua anima, il suo slancio verso Dio che continuò per tutta la sua vita nonostante le prove: la partenza da casa, la realtà del Carmelo e la malattia.
“Amo tanto la preghiera e tanto il buon Dio, che, prima della mia prima comunione, non capivo come si potesse donare il proprio cuore a qualcun altro; e da allora in poi fui decisa ad amare solo Lui e a vivere solo per Lui.”
Dopo la prima comunione:
“Dopo questo misterioso, divino e delizioso colloquio con Gesù, aspiravo soltanto a donarGli la mia vita, a restituirGli un po' del suo grande amore, mentre Lui, nell'Eucaristia, riposava nel mio debole cuore.”
“Vorrei trascorrere la mia vita accanto a Gesù-Ostia. Riposare vicino al suo Cuore, mi rende felice qui sulla terra”.
“Gesù, la mia anima è gelosa di te, voglio diventare presto tua moglie. Con te voglio soffrire e morire”.
“Ti amo tanto, il mio cuore arde di tanto amore per Te, che non posso vivere serena e felice, mentre Tu, mio amato Sposo, soffri. Condividere il tuo dolore, addolcirlo, portare con Te la tua pesante croce, è tutto ciò che desidero. Perché Ti amo, o Vita mia, Ti amo da morire”.
“Ogni minuto ci è dato per radicarci in Dio”.
“Credi sempre nell’amore e di’ sempre grazie.”
“La preghiera è il dovere delle anime”.
“È così semplice, il Signore Divino è in noi, perciò abbiamo già in noi la sua preghiera: offriamola, comunichiamo con essa, preghiamo con la sua Anima!”
Abbiamo 126 poesie scritte da santa Elisabetta, 75 delle quali scritte prima del suo ingresso nel Carmelo. Tra le poesie scritte al Carmelo, la maggior parte furono scritte durante la sua malattia.
La corrispondenza di Elisabetta è composta da 346 lettere. La maggior parte è stata scritta dopo l'ingresso di Elisabetta al Carmelo e quindi racconta gli ultimi cinque anni della sua vita. Nel 1906, Elisabetta usò le sue ultime forze per inviare alla sua cara amica Françoise de Sourdon una lunga lettera contenente dei tesori di insegnamento spirituale.
Come molte ragazze del suo tempo, Elisabetta teneva un diario. Composto da cinque quaderni, ci restano solo gli ultimi tre,dato che due sono stati bruciati da Elisabetta, che senza dubbio li considerava troppo personali.
Nel 1906, nonostante fosse molto malata, Elisabetta fece, come ogni anno, un ritiro spirituale personale. Sapendo che la sua morte era imminente, la madre superiora le suggerì di scrivere. Elisabetta scrisse quindi un centinaio di pagine, che offrì alla Badessa.
Nel 1906, mentre era atterrata dalla malattia, che l'avrebbe portata via tre mesi dopo, Elisabetta scrisse su un piccolo taccuino, per sua sorella Margherita, una raccolta di meditazioni come suo ultimo regalo.