La storia dell’Ave Maria

L'Ave Maria è la preghiera più conosciuta alla Vergine Maria. Si tratta di una delle poche preghiere conosciute da tutti i cattolici e recitate in tutte le lingue. La recitiamo più volte alla settimana ed è la prima preghiera che ci viene in mente quando vogliamo ringraziare o invocare la Vergine.  

Chi ha scritto l'Ave Maria?

L'Ave Maria, recitata oggi in tutto il mondo ed in diverse lingue, è stata chiamata così a partire dalla traduzione latina. Essa è suddivisa in tre parti:

  • Il saluto dell'Arcangelo Gabriele.
  • Il saluto e le lodi di Elisabetta a Maria.
  • L'invocazione.

Saluti e Lodi

“Ave Maria, piena di grazia

Il Signore è con te

Tu sei benedetta tra le donne,

e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù”.

Questi quattro versi sono tratti dal primo capitolo del Vangelo secondo Luca. 

La prima parte viene dall'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele a Maria: ”l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» ” (Luca 1: 26-28) e Maria gli risponde con quel famoso “Sì” che ha cambiato il volto del mondo.

Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei”. (Luca 1: 34-38) 

La seconda parte viene dall'episodio della Visitazione: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”

(Luca 1: 41,42)

La supplica

“Santa Maria, Madre di Dio

prega per noi peccatori.

Adesso e nell'ora della nostra morte. Amen."

La terza parte dell'Ave Maria è una supplica, una  richiesta fatta alla Vergine, a cui chiediamo di intercedere per la nostra salvezza. Non ha origine nelle Scritture e compare più tardi della prima parte nelle preghiere dei cristiani.

Un po' di storia

L'uso liturgico della prima parte dell'Ave Maria è attestato dal IV secolo.

Un papiro del IV secolo, trovato in Egitto nel 1917 dall’archeologo inglese James Rendel Harris, contiene il testo dell'invocazione a Maria Sub tuum praesidium, nucleo primitivo dell'Ave Maria. Tale documento si chiama Papyrus Rylands 470 ed è conservato alla John Rylands University Library di Manchester. 

Questa preghiera costituisce la prima redazione della preghiera alla Vergine Maria. 

In latino, la traduzione letterale è la seguente:

«Sub misericordiam tuam

confugimus, Dei Genetrix.

Nostras deprecationes

ne despicias in necessitate,

sed a periculis libera nos,

una sancta, una benedicta.»

ed ecco la traduzione letterale in italiano:

«Sotto la tua protezione

cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:

non disprezzare le suppliche

di noi che siamo nella prova,

ma liberaci da ogni pericolo,

o Vergine gloriosa e benedetta.»

L'invocazione alla Vergine è attestata in Italia già dal XIV e XV secolo, ma pare sia stata adottata dall'Ordine dei Mercedari nel 1514 ed è stata ritrovata (nella forma odierna) in un breviario certosino del 1563. Seguirono i frati francescani e tutto il mondo cristiano. All’incremento del culto mariano, che andò diffondendosi immediatamente, contribuì anche la Salve Regina. L’Ave Maria sarebbe stata in seguito ratificata dal papa in occasione della Battaglia di Lepanto (1571).

Infine l'Ave Maria venne introdotta come antifona nel breviario romano di Pio V per la festa dell'Annunciazione nel 1568. Per questo motivo si può affermare che questa preghiera ci viene sia dalle parole delle Sacre Scritture che dalla Tradizione della Chiesa, senza contare che il Magistero Ecclesiale l’ha definitivamente promulgata ed inserita all’interno della Liturgia delle Ore.